WILLOW: Il film, la recensione, i videogiochi, i nani, la ribollita
Stasera ribollita con WILLOW. Trovatevi un posto alla trattoria della memoria e gustatevi un grande film, la sua recensione, i videogiochi, i nani, la ribollita…
I rischi veri li corri da adulto, quando guardi quei film di cui tanto hai sentito parlare da pischello e che per un motivo o per un altro non hai mai potuto vedere prima.
Io l’ho fatto con Willow, e ci sono arrivato con molta curiosità, inquietudine, l’immaginario ancora pregno di quell’ammucchiata di nani che è stato LO HOBBIT, e il trauma indelebile di quell’interracial weirdo che era stato HOWARD E IL DESTINO DEL MONDO appena due anni prima.
E cos’è stato alla fine Willow? Niente di ché. Sicuramente un film terribilmente ambizioso, ma non terribile e neanche meraviglioso. Solo un viaggio troppo lungo su una strada troppo battuta da mille altri film prima di lui. Un fantasy sull’avventura di un nano (vero) che deve proteggere un’amabile pupetta e superare in astuzia una regina malvagia uccidendo un mostro a due teste. Una roba standard e abbastanza tradizionale per il genere, un po’ come la ribollita.

Ehilà! Eccomi qua!
Quello che mi ha colpito subito di Willow è stato il fatto che sia interpretato da nani VERI, non la squadra di calcetto miniaturizzata col CGI che scorrazzava in giro per LO HOBBIT. No-no. Proprio nani veri, di quelli che si vede che sono loro perché hanno delle difficoltà oggettive a deambulare, a muoversi con agilità, e ti saltano fuori da ogni angolo, nei posti più strani.
Ma se è vero che gli attori interpreti di questa pellicola sono per lo più nani, l’attore protagonista dell’avventura non è un nano qualsiasi, bensì è Warwick Davis, un tipino che sulla propria feconda carriera artistica potrebbe costruire una nanologia tutta sua tanti sono i camei e le comparsate nei millemila film che ci piacevano a noi brufolosi di quel tempo. Un nano, Warwick, che all’epoca aveva appena 18 anni, ma al quale le esigenze di copione imposero di interpretare il ruolo di Willow, un altro nano con moglie e due figli di circa 4 e 6 anni, e questo la dice lunga sulla promiscuità degli uomini affetti da nanismo e sul perché abbiano delle indiscutibili qualità quando si tratta di bionde e di filmini porno.
Willow, certo, lo si può attaccare su più fronti, ma la critica prevalente è senza dubbio verso la storia che pare stralciata da uno Star Wars con gli Ewoks, e vidimata dal marchio “Tolkien Approved” che qualsiasi avventura fantasy richiedeva a norma di legge prima che quel panzone unto di Peter Jackson si appropriasse del brevetto e chiudesse tutti fuori. Tuttavia, almeno la questione della scopiazzatura da Star Wars regge solo in parte, in quanto George “Paperon de Paperoni” Lucas ha più volte dichiarato di aver concepito la storia di Willow nei primi anni settanta, molto prima che le Guerre Stellari gli orgasmassero la mente, e che al tempo non ritenne opportuno imbarcarsi nella produzione dell’idea perché gli effetti speciali che intendeva usare erano troppo avanzati per quel decennio. Così, quieto e nascosto come SAURON, il nostro oscuro BARBETTA© ha aspettato fino all’88 per produrre il film e lanciarsi alla conquista della sua personale terra di mezzo.

Và bello Warwick che fa comparsa ne “La Minaccia Fantasma”
George Lucas inizia ha sviluppare il progetto di Willow nel 1986, quando trascorre quell’infausto periodo di delirio berserker in cui abbandona temporaneamente la presidenza della Lucasfilm perché, in pratica, vuole produrre tutto lui. L’amico George ha intenzione di fare le cose in grande. Vuole sfornare un’intera TRILOGIA sulle vicende del piccolo Willow, peccato che alla fine i risultati al botteghino non saranno esattamente quelli auspicati e il progetto scivolerà nel dimenticatoio.

Và bello Warwick che cicciobelleggia con la principessa Leila
Per dirigere il film George chiama Ron Howard, suo amico da quando lavorarono insieme in American Graffiti, e gli effetti speciali li fa curare dalla premiata forneria di famiglia, la Industrial Light And Magic. Pure il gruppo degli attori che viene riunito è di gran talento e c’era della vera chimica fra loro. Soprattutto tra uno sbarbatissimo Val Kilmer e Joanne Whalley la chimica diviene addirittura ORGANICA, dato che una volta terminato il film, continuano a fare all’ammore e si sposano pure (true story).

Và bello il petto villoso di Val Kilmer
Però, nonostante i buoni attori, gli effetti speciali per quei tempi fantastici, e la pubblicità a tamburo battente che neanche la Lega alle regionali, il film raccoglie un tiepidissimo successo finanziario. Facendo due conti, vengono spesi circa 40 milioni di dollari per realizzarlo mentre al botteghino americano ne raggranella solo 57. A Hollywood, margini ridotti come questi rientrano tranquillamente nella categoria FIASCO, anche perché all’epoca il mercato americano era l’unico punto di riferimento e poco importa se alla fine della sua run mondiale il totale in cassa ammonterà a più di 130 milioni. Ormai il verdetto era stato emesso.
TRAMA IN BREVE
A una regina cattiva viene detto che una bambina nascerà e sarà colei che le porterà la morte (consegnandole un CD di Justin Bibier). La regina cattiva ovviamente non è entusiasta della prospettiva e decide di calarsi nel ruolo di Erode, sterminando tutti i pupi nel regno. La bambina killer viene però salvata tipo Mosè, cioè viene messa su una zatterina e lasciata sul fiume in balia della corrente. La ritrova Willow, un nano babyface che vive in un villaggio di nani. Willow prende a cuore la bambina e parte con altri concittadini per portarla al monte Fat…Portala a un incrocio. Sì, avete capito bene. UN INCROCIO! Dove dice passa un sacco di gente e qualcuno che se la accatta vedrai lo trovano.
Arrivati all’incrocio scoprono che non passa più nessuno per colpa della variante nuova, quella che poi immette sulla circonvallazione, e attaccato a un albero trovano un brigante ingabbiato, pure un po’ stronzo, che è stato messo lì a seccare al sole da chi non si sa e non importa agli sceneggiatori.
Il brigante non è altro che Val Kilmer coi denti marci, irriverente e pure molto-molto strafottente. In pratica, la persona IDEALE a cui lasciare una neonata in fasce. I nani quindi liberano Val e gli danno la bambina, e dopo inizia una girandola di eventi incomprensibili che porterà i superstiti della brigata nanica, più Val Kilmer, ad affrontare la regina cattiva nel suo oscuro castello e, ovviamente, vincere, che c’era da fare il sequel e mica Willow ci poteva rimanere secco, eh?!
Ma allora se l’intreccio amoroso c’è; se gli effetti speciali non sono male; se le scene d’azione sono tutte politicamente corrette e non si vede una goccia di sangue-una; se la lotta finale nella fortezza tiene botta; cos’è quel sottile brivido di imbarazzo che corre giù per la schiena dello spettatore?
Sinceramente non saprei dirlo. Forse, osservando con gli occhi di un cinquantenne, quello che proprio non passa è la banalità delle soluzioni e lo sforzo immane per rendere “commestibile” l’intero film ai tredicenni di quei tempi là. Ma questo non è un giudizio obiettivo, in quanto, appunto, il cinquantenne qui è appannato da tutti i film di Peter Jackson venuti dopo. Probabilmente Willow era un bel film , lo è anche adesso se preso con le opportune controindicazioni, ma forse è un po’ fuori fuoco su alcuni personaggi, oppure, come tanti della sua epoca, è avantissimo e direttamente fuori dai tempi.

Personaggi fuori fuoco
Fatto sta che Willow è una palese creatura di Lucas, e ci ritroviamo dentro almeno due capisaldi del Lucas-pensiero:
1) La spalla arrogante tipo Han Solo, che in un primo momento è egoista e aiuta solo se stesso per poi entrare nel mood giusto e aiutare tutti.
2) Il personaggio principale che ha una forte paura di qualcosa che poi dovrà affrontare e superare durante il film. Indiana Jones aveva il terrore dei serpenti, Willow quello dei troll.
Non pago, nel 1995, George scrive assieme a Chris Claremont un seguito del film ma sotto forma di romanzo. Il titolo del libro è “La luna d’ombra. Cronache della guerra dell’ombra“. Il racconto è il primo di una trilogia cartacea ambientata tredici anni dopo gli eventi narrati nel film. I due romanzi successivi del 1996 e del 2000 sono inediti in Italia e forse credo che un giusto motivo ci potrebbe essere.
Allora, visto che in quei tempi laggiù quasi tutti i film popolari tra noi brufolosi ricevevano un’incarnazione videoludica, la stessa sorte tocca anche a Willow, che viene trasposto per diverse piattaforme e in diversi modi.
IL VIDEOGIOCO CASALINGO 1
La prima incarnazione interattiva di Willow viene sviluppata nel 1988 da Mindscape per Amiga, Atari ST, Commodore 64 e PC IBM, ed è composta da cinque mini-giochi, ognuno basato su altrettante scene del film e tutti realizzati in maniera atroce. Riguardo alla giocabilità, tutti e cinque i giochi risultano estremamente frustranti in quanto, alla morte del giocatore, tocca sempre ricominciare da capo. Unica eccellenza sono le animazioni che “cuciono” i vari momenti del gioco, impressionanti per lo standard dei computer di quel momento. Il comparto sonoro molto povero, però, pianta la pietra tombale e ci regala un gioco nel complesso molto più che bruttino.
IL VIDEOGIOCO CASALINGO 2
Un’altro adattamento di Willow appare sulle console NES l’anno dopo, nel 1989. Come la versione arcade che vedremo per ultima, viene sviluppato da Capcom, ma è un gioco completamente diverso da quello uscito in sala giochi e, nonostante tutto, incredibilmente buono.
L’impressione è che gli sviluppatori di Capcom stessero lavorando a un altro gioco quando dai piani alti qualcuno telefona e impone loro di uscire sul mercato in fretta e furia, rinominando il loro progetto in “Willow”. A parte l’inserimento di alcuni personaggi qua e là, il gioco non ha quasi nulla a che fare con la pellicola. Questo però non è una cosa necessariamente negativa. Certo, non segue il materiale originale, ma è poi così importante quando si vuole produrre un buon videogioco? IO CREDO DI NO. Comunque quello che i giocatori si ritrovano davanti è un buon clone di Zelda, e ciò non può essere che un bene.
IL VIDEOGIOCO ARCADE
Sempre nel 1989, Capcom rilascia una versione arcade. È un gioco a scorrimento orizzontale che sembra shakerare insieme tutte le caratteristiche tipiche dei giochi Capcom visti in sala giochi fino a quel momento. È un po’ Ghosts ‘n Goblins, ma ha la struttura di Strider, la fluidità e la carica di Mega Man, e i negozietti sparsi in giro tipo Forgotten Worlds. Tutto sommato un buon gioco oldschool.
IL FUMETTO MARVEL
Ovviamente Marvel non si lascia sfuggire l’occasione per ravanare nel pentolone, e pubblica il suo rituale adattamento a fumetti.
Direi che sei decisamente più abile di me nello scrivere recensioni 🙂
Hai dato un giudizio molto equilibrato col quale alla fine mi ritrovo. Io ne ho un ricordo molto particolare ma oggettivamente Willow non è certo un capolavoro. E’ un film carino, questo si, e ovviamente averlo visto da bambino negli anni ’80 piuttosto che da adulto nel 2014 è tutta un’altra faccenda, quindi provo a mettermi nei tuoi panni.
E’ quello che io tra me e me chiamo sempre “effetto Navigator”. Un paio di anni fa capitai in un blog dove si discuteva animatamente su cosa fosse meglio tra i film Navigator appunto, ed Explorers. Dato che quest’ultimo è uno dei film che ho più amato nella mia infanzia (oltre ad essere un compendio di anniottantudine pazzesco) mentre dell’altro non conoscevo l’esistenza, pensai di procurarmelo e una noiosa domenica mattina me lo guardai. Non dico che mi fece schifo ma lo trovai proprio bruttino. Per un’ora e mezza fui bombardato da una tale serie di wtf che nemmeno il tg4.. e, cosa più grave, la storia non mi coinvolse minimamente. Ecco che alcune perplessità iniziarono a girare nella mia mente. Allora subito dopo, come controprova, misi su il mio prezioso vhs di Explorers e lo trovai grande come sempre. Com’era possibile? Era davvero di gran lunga più bello Explorers o lo era solo perché un felice ricordo d’infanzia lo rendeva tale? E se avessi visto Navigator da bambino, oggi come lo giudicherei? Sembrano domande idiote con cui passare il proprio tempo ma al di là di tutto trovo interessante ragionare su come luoghi, tempi e situazioni possano influire sulla nostra percezione del bello e del brutto.
Io comunque, in barba ad ogni possibile congettura, continuo a pensare che Explorers sia nettamente più bello di Navigator e se non la pensi come me non sei più mio amico. 😀
Penso anche che sia più bello di Willow ma questa è un’altra storia ancora.. 😉
Ah-ah Ste, tu pensa che giusto la settimana scorsa, nella chat redazionale di RGM, mi hanno consigliato di vederlo (Explorers) e io l’ho appena finito di tirare giù dal mulo oggi. 🙂
Per la cronaca, non ho mai visto né Navigator né Explorers, però del primo ho sempre sentito parlare un gran bene. Proprio per questo motivo mi guarderò Explorers (LOL). Adesso mi basta solo trovare il tempo di farlo, non è cosa da poco( sigh!).
Quando si dice una coincidenza 😀
Tra Explorers e Navigator è praticamente un derby, su tanti aspetti i due film si somigliano, sono usciti negli stessi anni e sono entrambi rivolti a un pubblico di giovanissimi oltre ad avere dei punti in comune anche nella trama.
Anche io ho sempre sentito parlar bene di entrambi ma solo Explorers è riuscito a conquistarmi. Sarà interessante il tuo giudizio imparziale, non avendoli mai visti non rischi di incorrere come me nell’effetto Navigator!
È deciso. Sarà Explorer vs. Navigator Deathmatch 🙂
Non avevo visto Willow. Nemmeno Explorers e nemmeno Navigator. Li ho visti tutti e tre negli ultimi mesi.
Il mio giudizio: Willow non mi è piaciuto, troppo al risparmio le scenografie, non mi ha dato il senso di fantasy ad ampio respiro e soporifero a tratti.
Explorers è bello fino a metà, poi non si capisce se diventi una farsa o cosa, ma il cambio di registro è troppo brusco e sembra che non abbiano potuto finirlo come si deve.
Navigator invece mi è piaciuto, è coinvolgente nella sua semplicità da storia del Topolino.
Già che c’ero ho visto pure DARYL: anch’esso tarato per gli infanti, mi è piaciuto. Stranger Things ne ha attinto a piene mani.
Vedo con piacere che stai seguendo la road-map del perfetto corridore. Spero di averti indirizzato almeno un pochino verso la riscoperta delle perle anniottantare più o meno trash. Io di solito le guardo quando ho bisogno di rilassarmi. Per esempio, mi ricordo benissimo che quando vidi D.A.R.Y.L. fuori era una domenica pomeriggio veramente di merda, pioveva e faceva un freddo cane. Avevo la moglie addormentata con la bambina e ne approfittai per rifugiarmi nella mia confort-zone del vecchio nerd. Che bel momento. Guardavo tutti quei MACCOSA uno dietro l’altro e sorridevo. Ti rendi conto? SORRIDEVO! Mi ricordavo di quel tempo in cui un film come quello era perfettamente giustificabile e provavo sollievo. A proposito, ho letto da qualche parte sull’internet che qualcuno (non so chi o cosa) ha intentato una causa contro la produzione di Stranger Things accusandola di plagio. Ci vuole un bel coraggio a fare una cosa del genere verso un prodotto che è nato e si sviluppa dichiaratamente sulla citazione e la riproposizione, però, oh, questi sono i tempi che viviamo ( e magari ho letto una fake news).
Lorenzo, fammi una favore, se ti vengono in mente dei filmettini anniottantari tipo quelli che hai citato e che io non ho ancora recensito, ti prego di segnalarmeli. Ultimamente sono un po’ stressato (non scherzo) 😉
Mah, rimando in tema Willow ti direi Dragonslayer. Invece uno meno conosciuto, ma anni ’80 all’ennesima potenza, è Thrashin’.