TALK LIKE A PIRATE DAY 2022: saluti dall’isola delle scimmie
Dove l’Omone e Vanack si interrogano sull’evento che ha spaccato l’internet, il Talk Like A Pirate Day, e parlano di Return To Monkey Island senza averlo giocato
Corpo di mille Balene, il TALK LIKE A PIRATE DAY è una festa per me sacra, una festa serissima e impegnata che coincide con la festa religiosa della chiesa pastafariana.
Nasce ufficialmente nel 2002 da due amici americani ( John Baur e Mark Summers ) appassionati di storie sui pirati. Un giorno, durante una partita a squash, a Mark Summers prende uno stiramento e reagisce con un possente «Aaarrrr! ». John prontamente gli dice « Ehi! Ti lamenti come un pirata! » e da lì prende il via un’intera giornata di goliardia piratesca e l’idea di festeggiarla a cadenza annuale.
Quella famosa partita viene giocata il 6 giugno 1995 e da quel giorno i due amici celebrano l’evento ogni 19 settembre per il semplice motivo che è il compleanno della ex-moglie di Summers. Solo in quel modo erano sicuri di ricordarsene.
La festa rimane quindi sconosciuta fino al 2002, anno in cui i due ne segnalano l’esistenza all’editorialista umoristico Dave Perry che la apprezza moltissimo e la promuove nelle pubblicazioni per le quali lavora. Dopo tale evento, il Talk Like A Pirate Day incontra immediatamente una popolarità esponenziale aiutata anche dal non riconoscimento del marchio ( è una festa open-source ) e adesso è festeggiata a livello planetario. Baur e Summers, contentissimi, vendono magliette, libri e gadgets a tema sul loro sito.
C’è da dire che i due soggetti usano dei soprannomi molto pittoreschi che sono “Ol’ Chumbucket” ( vecchio secchio delle esche ) e Cap’n Slappy (Capitan SCHIAFFI).

Gli autori salutano
La lingua dei pirati è stata inventata dall’attore Robert Newton, ( tra l’altro è lui il santo patrono del Talk Like A Pirate Day) che ha recitato nei film di pirati più famosi degli anni ’50 ( ha interpretato Long John Silver e Barbanera ), e siccome lui era nativo della Cornovaglia, al tempo decise di parlare il piratese con il dialetto della Cornovaglia. Va da sé che da quel momento in avanti tutti coloro che volevano mimare il parlare piratesco lo fecero involontariamente parlando quel dialetto.
È stato proprio Newton ad introdurre il caratteristico «AARRRRH!» del pirata perché in dialetto della Cornovaglia significa semplicemente, “SI”.
In Italia il parlar piratesco è combattuto fra il dialetto sardo e il genovese. Al momento sembra favorito il sardo per via dell’assonanza di “Ahye!” con “Ayho!”.

AAARRR!