IL PICCOLO GRANDE MAGO DEI VIDEOGAMES: la recensione cinicamente motivata
Non odiateci, Nintendari. Questa è una recensione cinicamente motivata e volontariamente pedante di un lunghissimo e insensato spot di Nintendo. Fatevene una ragione. Noi lo abbiamo fatto.
La mia faccia, insieme a un numero a tariffazione speciale, dovrebbe essere stampata dietro alle custodie di film come questo, con sotto riportata la chiara indicazione: “È consigliabile chiamare questo numero a visione terminata.” Lo spettatore mi chiamerebbe dopo la fine e io passerei le giornate a dire al telefono cose tipo: «No, dai. Non te la prendere. È andata così. Fatti forza su. Non è niente.»
Sì, perché questo film rientra in pieno in quella categoria precedentemente definita da D.A.R.Y.L. Quella dei film che te li ricordavi tutto sommato decenti, e a quei tempi non furono certo una rivoluzione ma rappresentarono qualcosa. Poi te li vai a rivedere adesso, con della sana curiosità e la voglia di rivivere almeno un briciolo di quelle emozioni ma quando sono finiti tutto quello che riesci a fare è cercare il numero del consolatore.
Sinceramente ai bei tempi non andai a vederlo al cinema. Appartenevo alla generazione videogiocosa precedente e, nel 1989, ero già attratto da altri tipi di divertimento che si giocavano in due e comportavano il reciproco scambio di fluidi corporei con un essere umano dotato di tette VERE (poi, va bè, c’erano anche le canne ). Per cui ne sentii tanto parlare di questo film, tanto-tantissimo, ma non lo vidi mai. Chi lo fece, però, non riusciva a darmi una critica obiettiva.
Gli ultras Nintendo lo adoravano, mentre per tutti gli altri era un grande MEH.
Alla fine mi stancai anche solo di pensarci e per 34 anni è stato archiviato nella categorie: “Cose da vedere prima di morire”, esattamente fra “Vivere in un bosco dentro una casa iper-tecnologia” e “Fumare un sigaro cubano a Cuba”.
Quindi lo rivedo adesso per la prima volta, a 51 anni suonati, e già il fatto che non sia un film ma un lungo e noiosissimo spot per NINTENDO mi indispone alquanto.

Ecco. Adesso sì che sono annoiato
Mentre qualcuno potrebbe sostenere che non è nemmeno un bello spot, Il Piccolo Grande Mago Dei Videogames non è indisponente solo perché è un mero veicolo promozionale di Nintendo. È indisponente perché anche un ottuagenario senile sarebbe in grado di inanellare battute molto più spumeggianti di quanto fanno gli adolescenti protagonisti.
Si, va bè. C’è il tema del viaggio, della famiglia che mentre lo affronta ritrova sé stessa. C’è il fratellino autistico che fa palpitate i cuori in stile “Rain man” e ripete quell’unica, sola, FASTIDIOSA parola: «CA-LI-FOR-NIAAA». Ma tutto questo carico di tasselli anniottantari va a farsi benedire una volta che si vede il bello e MALVAGIO Lucas estrarre quella trappola per consumatori che è stato il POWER GLOVE, e con sguardo sopraffatto da un qualche tipo di droga dire: «È forte col guanto magico. È uno sballo».

Maremma maiala
Ché poi, ai brufolosi del 1989, alla fine tutta quella promozione evidente a Nintendo e ai suoi numerosi giochi poteva anche far piacere. Perché tanto era esattamente quello che i brufolosi volevano vedere, no? Volevano Mario e Samus proprio lì, sul grande schermo. Credete davvero che sarebbero venuti per vedere Fred Savage? Certo, Fred Savage poteva avere un qualche ascendente, ma purtroppo il suo livello recitativo in questo film non raggiunge quello del muschio dolomitico, e lo fa sembrare troppo spesso un NANO impacciato piuttosto che una star adolescente. Ma lasciamo perdere che divento cattivo. Parliamo della trama:

Le faccine di Fred Savage
Jimmy è un ragazzino socialmente alienato che vive in un istituto e riesce a dire soltanto una parola: «CALIFORNIA». Come può, scappa con l’intento di andare lì. Nessuno sa il perché ( almeno all’inizio) , ma lui ci vuole proprio andare in California.
Solo il suo fratellastro, Corey, sembra preoccuparsi seriamente di questa cosa e quindi, quando Jimmy fugge dall’istituto per l’ennesima volta, decide di dare un taglio alla questione e accompagnarlo nel suo viaggio. I due partono a piedi, equipaggiati di uno skateboard, 2 gallette, mezza lattina di fanta, e 4 gettoni telefonici. Durante la loro “lunga marcia” verso la California, Corey scopre che il fratellino autistico è un asso dei videogiochi e così, inanellando la serie più clamorosa di WhattheFuck mai visti nella storia del cinema moderno, riescono ad arrivare a Los Angeles per partecipare al “Videogames Armageddon”, un fantomatico evento nel quale si deciderà il più forte videogiocatore degli States.
Anche se alla fine di una storia del genere si meriterebbero tutti di morire arsi nel profondo dell’inferno, il film si conclude con i nostri eroi che vincono il torneo, umiliano i cattivi, ritrovano l’unità familiare, e imbarcano una figa. GAME OVER.

Vestita come il Joker
Il lungo elenco delle cose che non stanno in piedi
Il Piccolo Grande Mago Dei Videogames è uno di quei film che induce una vera e propria sindrome da ricerca delle idiozie. Roba tipo:
1) Come può un ragazzino di 9 anni camminare per chilometri lungo una strada nel deserto senza morire disidratato o essere notato da nessuno?
2) Come fanno dei ragazzini così piccoli a fare i soldi con le scommesse sui videogiochi senza essere pestati a morte da chiunque perda?
3) Veramente vogliamo credere che siano stati in grado di farsi in autostop la tratta Utah – Los Angeles in due settimane senza che nessuno abusasse sessualmente di loro e occultasse i loro cadaveri?
4) E mai possibile che TUTTI i cabinati arcade che trovano lungo la strada ospitino videogiochi per NES?

Sono ancora più annoiato
In verità Nintendo era il primo sponsor ufficiale della pellicola e si preoccupò di radicare i suoi prodotti nel profondo della sceneggiatura, tanto che proprio in questo film, con un certo anticipo sulla sua data di rilascio ufficiale in Nord America, venne presentato il terzo sequel di SUPER MARIO BROS, e questo spiega anche perché, nonostante il tema centrale della trama fossero i videogiochi, non comparisse nessun accenno o riferimento ai prodotti videoludici delle altre aziende concorrenti, prima tra tutte SEGA che con il suo Master System era uno dei principali competitor.
Essendo poi Il Piccolo Grande Mago Dei Videogames distribuito dalla UNIVERSAL, pure lei si ritagliò il suo quarto d’ora di gloria facendo ambientare il finale nel suo parco divertimenti a tema di fresca apertura.
TRIVIA: Sul finale del film, quando i tre giovani protagonisti sono nel parco della Universal dove si svolge la gara, incontrano di nuovo il MALVAGIO Lucas e i suoi scagnozzi. Nella marmaglia di questi ultimi è possibile vedere un giovanissimo spider-man/Tobey Maguire.
GIUDIZIO FINALE
Film ridicolo , che per di più sembra denigrare i VG echi ci gioca, visto che, il campione dei VG del film è un bimbo un poco ritardato, magari per colpa dei VG stessi ( tipico luogo comune di quegli anni ).
Altro luogo comune diffusissimo in USA, è che i coin op favorissero i giochi d”azzardo ( era accaduto lo stesso con i flipper).
Un film brutto e inutile, dove i VG vengono denigrati e tenuti sempre nello sfondo come fossero ospiti sgraditi.
Mi sonos empre chiesto se Nintetndo si è mai resa conto di aver pagato per avere una pubblicità un poco negativa .
Caro consolatore, ho bisogno di te: se il film è del 1989, come è possibile che nel finale il tizio del trenino degli Universal Studios accenna a due attrazioni di “Jurassic Park” e “Terminator 2”? (licenze poetiche del doppiaggio italiano?)
Ciao Scandy, sono andato a rivedermi la versione che ho io e il tizio del treno, l’unica volta che parla al microfono, fa riferimento alle scenografie del film “Primavera a Montecarlo” con Pee Wee Herman e altra gente. Per tutta la parte che si svolge nel parco Universal non ho trovato nessun riferimento a Terminator 2 e Jurassik Park quindi, si, è una questone di doppiaggio. Probabilmente tu hai una copia ridoppiata di recente.