LA FINESTRA SUL DELITTO: il marchettone di Atari e la conversione perduta
La Finestra Sul Delitto è il marchettone di Atari al cinema che non ti aspetti. Ok, non c’è da andarne granché fieri, ma intanto Nintendo muta.
I primi anni ’80 videro un’ondata di film videogames oriented che non vi dico. Il motivo era semplice: si cercava di fare cassa dall’irresistibile infatuazione che i brufolosi avevano sviluppato per i videogiochi.
Nel 1984, La Finestra Sul Delitto, il cui titolo originale era “Cloak & Dagger”, non fu da meno, e si andò ad inserire in buona compagnia inanellandosi in quella catena che già contemplava D.A.R.Y.L e WarGames.
Il suo plusvalore sugli altri, però, è innegabile. Oltre alla mera componente di intrattenimento questo film ne ha un’altra altrettanto grossa, quella promozionale. Infatti è anche un lungo e martellante MARCHETTONE per casa Atari, un po’ come lo sarebbe stato Il piccolo grande mago dei videogames per Nintendo cinque anni dopo, ma con la pretesa, ampiamente disattesa, di essere discreto.

Pronto? E.T. mi senti? Pronto?
Interpretato dal giovanissimo Henry Thomas, ancora impresso nelle retine degli spettatori come il bambino che aveva salvato E.T. nell’omonimo film, e Dabney Coleman, anche lui impiantato mnemonicamente nelle cortecce cerebrali dei boys essendo già apparso in WarGames e millemila altre produzioni anche televisive del periodo, La Finestra Sul Delitto è un film fortemente radicato nel suo tempo pieno di incongruenze scandalosamente brutte ma così brutte che poi diventano belle, situazioni altamente improbabili, e una notevole latitanza dei ragionamenti atti a chiarire quali procedimenti di pensiero siano validi o meno.
La Finestra Sul delitto è il genere di film in cui ti chiedi come mai i cattivi non siano semplicemente cattivi ma bensì MALVAGI, e perché nessuno si accorga che un ragazzino di 11 anni se ne stia andando in giro da solo per tutto il giorno parlando con sé stesso. Ad un certo punto si riesce persino a usare il telefono cellulare diversi anni prima che i cellulari divengano di uso comune, ma noi per questo non ce la prendiamo a male perché siamo bambini DENTRO e vogliamo continuare a crederci.
LA TRAMA
Intelligente, senza paura e determinato, il giovane David Osborne ha tutte le qualità di cui ha bisogno una spia provetta come il suo maestro e mentore Jack Flack. Dicevo, David è proprio in gamba. Dico sul serio, ragazzi! C’è un unico neo in questo promettente quadretto: ha solo 11 anni e Jack Flack è il suo amico immaginario, ma questi sono soltanto dettagli trascurabili come quello di dover prendere i mezzi pubblici per fughe / pedinamenti. David comunque non si arrende. Ha tons and tons di buona volontà. È armato di un abbonamento dell’autobus e ha diversi amici molto utili che gli regalano i walkie-talkie facendogli fare training da spia giocando ai giochi da tavolo. Così, quando la dura legge del MacGuffin gli impone la scoperta di un complotto per contrabbandare documenti top-secret all’interno di cartucce Atari, LUI SA! CORPO DI MILLE SENTINE, LUI SA che è suo compito fare in modo che queste informazioni vitali non cadano nelle mani scellerate di qualche nemico dello zio Sam. Inizia così l’avventurosa avventura de La Finestra Sul Delitto e il bombardamento Napalm delle assurdità sulla testa degli ignari spettatori.
La cosa più bella di questo tipo di film ( kid’s oriented ) sono proprio i cattivi, che definirli tali pare inadatto dato che il loro comportamento è talmente inspiegabile ed esagerato che solo il termine MALVAGI può rendere giustizia. Esattamente come già visto per i bad guys militari in D.A.R.Y.L., qui siamo in presenza di gente incompetente che minaccia gli altri con le armi in pugno ma nonostante questo David li mette tutti regolarmente nel sacco. E questa è la vera magia di un film come La Finestra Sul Delitto, che poi, in fondo, è la magia di quasi tutti i film degli anni ’80, no?
Bellissima la scena in cui David è in fila per salire in barca e i due cattivi non riescono a raggiungerlo perché altrimenti «salterebbero la fila» e questo farebbe brutto. Oppure quando David fugge rubando la macchina ai cattivi e si fa strada sbattendo a destra e a manca dentro a un auto-silos mentre gli inseguitori scelgono di non sparargli «altrimenti rovinerebbero la carrozzeria»
Ovviamente c’è spazio anche per la regolamentare damigella in pericolo che, in questo caso, è impersonata dalla vicina di casa Kim.
KIM, quel gran pezzo di donna di ben OTTO ANNI che dimostra l’intelligenza e il coraggio di una trentenne. KIM che è sicuramente il personaggio più irrealistico di tutto il film, con le sue uscite notturne da sola fino a mezzanotte senza che mamma batta ciglio. KIM con le sue frasi a effetto tipo come quando sua madre le domanda perché David sia un suo così buon amico e lei risponde:
«… lui è l’unico bambino del quartiere che non mi annoia.»
[…]
Non la annoia… A 8 ANNI!
Vai così, Kim! Goditela adesso che hai i tuoi vetusti 8 anni. Se tanto mi da tanto a 14 sacrificherai i gatti a Satana, a 16 avrai il primo aborto, e a 18 passerai all’uso di eroina e morirai piena di overdose.

A dx la piccola adoratrice di Satana
Ma non ci sono solo ombre in questo film. Come al solito, in fondo al tunnel c’è sempre una luce che non deve necessariamente essere un treno anche se gli assomiglia in modo terribilmente inquietante.
La Finestra Sul Delitto ci trasmette anche messaggi positivi: il recupero del rapporto padre / figlio, il superamento della barriera pregiudiziale verso i giovanissimi, e il rapporto delle diverse generazioni con il ludico in sé.
Da una parte ci dice che i giochi, sia in forma video che immaginifica, sono qualcosa che deve essere lasciato alle spalle quando si cresce e quindi produce una frizione col fatto che il film stesso sia essenzialmente indirizzato ad un pubblico giovanissimo. Infatti, uno dei principali sponsor ( se non il principale ) è proprio Atari; una casa videoludica che con i ragazzini e la loro voglia di giocare ci faceva i soldi veri.
Dall’altra parte ci mostra che certi giochi non si discostano molto dalla vita reale e, anzi, ci possono preparare ad affrontarla meglio. Inoltre, anche gli adulti che l’età dei giochi l’hanno ormai dimenticata, dovrebbero riappropriarsi di quella memoria per riuscire a comunicare adeguatamente con i loro figli e proteggerli al meglio.
Al momento non ho ancora ben capito a quale dei questi due messaggi che lo sceneggiatore Tobe Hooper ha incluso nel sottotesto della sua sceneggiatura dare la precedenza. Diciamo che il tutto si può risolvere dicendo che i giochi sono giochi, e anche se non ti divertono più, restano comunque importantissimi (mi fa una sega a me Salomone ) .

Best Father of the year
Ma lasciate che vi dica qualche curiosità Atariana riguardo allo sviluppo di questo film e il conseguente gioco:
1)Sebbene la cartuccia mostrata durante il film sembri un vero gioco per Atari 5200, in realtà è un falso. La versione casalinga di “Cloak & Dagger” non era stata neanche abbozzata al momento delle riprese, quindi venne creata una finta cartuccia da utilizzare sul set. Per anni i giocatori cercarono il gioco inutilmente.

MacGuffin
2)Quando i protagonisti giocavano, venivano mostrate le schermate della versione arcade di “Cloak & Dagger”, così sembrava che il gioco fosse realmente disponibile su Atari 5200 anche se la grafica era, ovviamente, ben oltre le capacità del 5200. Questa fu un abile manovra di marketing da parte di Atari per aumentare la visibilità del suo sistema di gioco.
3)Un sacco di scatole di prodotti Atari vengono mostrate durante il film. Nella foto qui sotto potete vedere anche scatole per giochi che al tempo non erano ancora stati rilasciati su 5200 come ad esempio “Battlezone” e “Tempest”. Ovviamente viene mostrata anche la scatola di “Cloak & Dagger”, ma come detto prima è solo un fake, e lo si capisce dal fatto che non ha nemmeno l’artwork di copertina ma un semplice logo.

Ops, c’è anche un Colecovision lassù
4)Originariamente, nelle bozze di sceneggiatura, il gioco che doveva essere usato era “Donkey Kong”, ma venne sostituito quando Atari si inserì come sponsor e se ne venne fuori con un gioco di spionaggio da abbinare al tema del film. Il nome originale del gioco arcade di “Cloak & Dagger” era in realtà “Agent X”, ma venne cambiato per adattarsi all’occorrenza, così, un po’ come era già successo per il gioco di “The Last Starfighter”, con un minimo sforzo (di per sé il gioco era già pronto, ma per uno scopo diverso) se ne trasse il massimo profitto. Niente di nuovo sotto il sole di Sunnyvale. Era, ahimè, la solita poverata Atariana.
LA TRISTE STORIA DELLA CONVERSIONE PERDUTA
Dopo il successo del gioco arcade e del film, Atari dette disposizione che un vero home port di “Cloak & Dagger” venisse creato. Al programmatore, Dave Comstock, venne assegnato il compito di scrivere il gioco per computer Atari a 8-bit, poi per l’Atari 5200. Lavorando a stretto contatto con Rusty Dawes ( il programmatore della versione arcade ) Dave dette fuoco alle polveri con il suo Atari 800 espanso e iniziò la programmazione.
Purtroppo, dopo aver lavorato al progetto per un paio di settimane, Dave si accorse che per rendere la conversione il più vicino possibile alla versione arcade il gioco doveva essere più grande di 16K (che era lo standard nei giochi per Atari 8-bit in quel momento). Dopo aver inoltrato la richiesta al management Atari, “Cloak & Dagger” venne autorizzato a diventare il primo videogioco su cartuccia grande 32Kb nella storia dell’azienda.
Avere 16K extra di memoria in più per lavorare permise a Dave di aggiungere più caratteristiche del gioco originale nel porting. Purtroppo per lui, dopo aver completato circa il 50% del gioco, il grande crollo del mercato dei videogiochi non gli permise di completare l’opera.
A causa delle enormi perdite Atari venne scissa in due realtà e la sua divisione computer e console venduta a Jack Tramiel che annullò tutti i progetti in corso di sviluppo.
Anche se “Cloak & Dagger” era completo al 50%, quando il progetto venne interrotto il gioco era ben lungi dall’essere giocabile.
Ah, però! Non lo conoscevo per niente. Uno di quei film dimenticati.
Le recensioni sono interessanti, però non ho capito perché ci deve essere per forza quella componente da shower internettiano medio che ormai è satura secondo me.
Fra, non ti voglio prendere in giro e ti dico che la parola “shower internettiano medio” non ho proprio idea di cosa voglia dire. Allora ho fatto una ricerca con google e mi sono venuti fuori diversi link di Kenobit e il suo Outcast Sound Shower. Se tale definizione avesse a che fare con lui ne sarei onorato, siccome immagino che non sia cosí, al momento non so cosa risponderti. Ti posso però confermare che il mio stile è abbastanza in divenire e viene influenzato da quello che vedo, sento, vivo su internet e non. Capita quindi che in certi momenti mi avvicini a stili e modi di altri blogger che magari potrebbero essere shower internettiani. Grazie per l’apprezzamento (o l’osservazione)
Ok mi segno pure Cloak & Dagger, dopo DARYL, War games, e ET ovviamente ora pero’ mi domando, se faccio vedere tutti sti film a mio figlio, crederà di essere nato negli anni 70 ? Vabbé che grazie a Regular Show sa già che le videocassette VHS erano una ciofeca rispetto alle Betamax.
P.S: Per evitare lo spoilerone non ho letto tutto l’articolo, occhio spero ne valga la pena
Luca, l’importante è che non esageri, i filmetti ani ’80 vanno assunti a piccole dosi sennò possono causare la morte cerebrale. In questo film qui, poi, c’è una bambina di 8 anni che è l’incarnazione del demonio. Una roba che non ci si crede proprio.