Stasera polpettone con KRULL: Il film, il videogioco arcade e quello per VCS
Stasera alla mensa dei Vintage People si segue la ricetta della nonna e serviamo il polpettone fantasy con KRULL. Un film che col cinema ha floppato durissimo ma con i videogiochi lo ha fatto un po’ meno
Krull è uno di quei film che resero le piovose domeniche pomeriggio al cinema di noi brufolosi un po’ più sopportabili. Uno di quei film che non veicolava nessuna aspettativa e poteva anche essere bello, ma in caso contrario, quando si usciva dal cinema magari era tornato il sole.
Da quei tempi me lo porto sempre nel cuore e nutro ancora dell’affetto nonostante i suoi difetti e la pesantezza della storia in sé.
L’idea non era poi malaccio: fare un film dove potessero convivere il genere fantasy e quello fantascientifico usando un elevato budget di produzione. Fighissimo, no? Facendo finta che non ci avesse già pensato George Lucas cinque anni prima, noi brufolosi degli anni ’80 senza internet e quindi ignoranti come zappe lo salutammo come qualcosa di nuovo. Basta con i cavalieri disposti a farsi trucidare da draghi e mostri per salvare le fanciulle in pericolo in posti infimi della terra! Andiamo nello spazio!
Nel 1983 la si buttava sulla fantascienza, e per salvare le fanciulle in pericolo, i cavalieri si facevano trucidare da draghi e mostri che però stavano su un altro pianeta, disperso in una galassia lontana, lontana.
Lo so, è difficile cogliere la differenza fra Krull e le Guerre Stellari, ma vi assicuro che c’era, e anche tanta.
Ciò che più contava, però, era che il brufoloso apprendeva la prima dolorosissima lezione dalla vita: non importa dove, non importa quando, si fa tutto per la figa e alla fine se la ciula il figlio del Re.

Il figlio del Re
Tutto inizia con il matrimonio più disastroso dai tempi di November Rain. La bella ma insipida principessa Lyssa sta per sposare il bello ma insipido principe Colwyn. Quest’ultimo interpretato da Ken Marshall, che a leggerlo così il suo nome potrebbe non dire niente a molti e pare un attore abbastanza insignificante ma in realtà, qui da noi, nell’italico regno, era famosissimo grazie a quello sceneggiato sulla vita di Marco Polo che appena l’anno prima aveva magnetizzato una bella fetta di popolo sulla RAI. Se poi vogliamo tirare in ballo anche la mia anima Trek, Marshall ce lo ritrovammo on screen tipo una decina di anni dopo, veramente PP, ovvero, Pelato e Provato, nel ruolo del doppiogiochista Michael Eddington, nella mia serie televisiva di Star Trek preferita: Deep Space Nine.
Dicevo che a un certo punto a questo matrimonio cominciano ad arrivare un sacco di imbucati che rispondono all’ottimistico nome di: “i massacratori“. Entrano con una facilità inaudita, spaccano tutto, uccidono tutti, e si acchiappano pure la principessa. Il tutto accade così in fretta che la band prenotata per suonare alla cerimonia è ancora in ritardo.
I cattivi portano la pupa alla Fortezza Nera, una massiccia fortezza che cambia posizione ogni mattina ( idea fighissima, tra l’altro).
Vedete, il capo dei MALVAGI, il quale risponde all’inequivocabile nome de “il mostro“, ha deciso di sposarsela lui la squinzia.
Dice: Perché?
Eeeh. Perché, sì! Perché sennò che razza di film di cappa e disintegratori sarebbe? I cavalieri si devono pur far massacrare per qualcosa, no?

A funghi con gli amici
Fortunatamente per Lyssa, il suo insipido futuro marito, oltre a essere già bello e guarito grazie all’intervento di un vecchio saggio clone di Obi-Wan Kenobi (che spiega cosa fare durante il film e alla fine si sacrifica in modo che l’eroe possa completare la missione, come da direttive Lucas), si mette in cammino per detta missione episodica in stile “Conan il distruttore” allo scopo di salvare la bella ma insipida principessa dalla Fortezza Nera.
Prima tappa: prendere la super-arma. Perché tutti gli eroi hanno bisogno di una super-arma, e poiché le spade laser sono protette da copyright, ci si dovrà accontentare di una specie di stella marina rotante munita di lame che, per qualche motivo stupido, sarà utilizzata solo una volta, a dieci minuti dalla fine del film, e poi persa per sempre.

E se la impugni male?
Seconda tappa: C’è bisogno di una cumpa. Chè in tutte queste storie di ricerca alla Dungeon & Dragons c’è sempre bisogno di andare in gruppo. In gruppo ci si diverte di più, e poi da soli, con la sola compagnia di un vecchio rompicoglioni, si combina poco.
Così, lungo il tragitto, verrà reclutata una spalla comica inutile. Un bambino altrettanto inutile ma che strizza l’occhio al PG13. Un ciclope che serve per dare carisma e onore alla situazione, e infatti anche lui, nonostante sia fatto di Kevlar, alla fine si sacrifica e muore. E infine un’accozzaglia di banditi dai nomi impronunciabili ma tanto è uguale perché sono tutti sacrificabili alla “Games of Thrones” e la maggior parte di loro che non faccia di cognome Neeson sarà morta entro la fine del film.
Nota di rilievo: nel gruppo dei sacrificabili c’è anche un giovanissimo Liam Neeson che fa di tutto per passare inosservato. Peccato. Il suo è il personaggio più sfaccettato della cumpa e accenna anche a una certa profondità. Un po’ di extra-carisma in più non avrebbe fatto che bene a questa claudicante avventura.

Salve. Serve per caso dell’extra-carisma?
Terza tappa: Alla fine, per sconfiggere il male non serve la potenza della super-arma. Serve la potenza dell’AMMORE (lungo-lungo). Come in Star Wars il potere della forza trascende il possesso della spada laser, qui la stella marina rotante non sarà risolutiva per sconfiggere i malvagi, lo sarà invece il potere dell’amore sotto la devastante forma di un getto di fiamma NAPALM che scaturirà dalla mano del nostro insipido principe. Alla faccia del romanticismo e di George Lucas.

Chi ama, brucia. E i veri eroi sono fatti d’amianto
Concludendo: Krull soffre dello stesso problema che hanno quasi tutti i film di fantascienza degli anni ’80: sono troppo lunghi, troppo lenti e con una trama super-prevedibile troppo ispirata da Guerre Stellari e, di conseguenza, anche da Il Signore degli Anelli. Hanno personaggi blandi e stereotipati, mostri che adesso non spaventano più o fanno ridere, dialoghi banali e spesso inutili, e gli effetti speciali… beh, che ve lo dico a fare?
Questo era un film che voleva puntare in alto, con un budget da 45-50 milioni di dollaroni (fonte wikipedia-eng), ma alla fine fece un tonfo clamoroso e ne incassò appena 16,5 in patria. Fortunatamente è stato rivalutato col tempo, ed è passato allo status di CULT non tanto per il suo valore, quanto per la sua nostalgica banalità carichissima di aspettative.
Tuttavia, c’è qualcosa di cui godere in Krull: James Horner fornisce una più che dignitosa colonna sonora che si adatta perfettamente all’atmosfera di cappa e spada. Basta solo ignorare tutti quei passaggi che ricicla dal suo lavoro precedente sul film “Star Trek II: L’ira di Khan”, e sono tanti. In certi momenti uno si aspetta che nel mezzo di una scazzottata spunti fuori il capitano Kirk, vedete voi.
Anche la super-arma rotante, il “Glaive”, è fighissima. Peccato che sia stata così poco utilizzata.
IL VIDEOGIOCO ARCADE
Il progetto Krull, in forza del suo alto budget, era nato come un film blockbuster con un’alta possibilità di avere un sequel. In molti decisero di scommetterci sopra, soprattutto per un possibile tie-in con il relativo videogioco. Così la Gottlieb si accaparrò i diritti di conversione arcade e sfornò un gioco senza infamia e senza lode ma che si sforzava di ripercorrere i diversi passaggi della pellicola. In realtà l’intento venne soddisfatto solo in minima parte. Solo il primo livello del videogioco è quello che riprende una scena del film.
Uscito in sala l’anno seguente, nel 1984, il gioco venne programmato da Matt Householder e Chris Krubel. La parte grafica venne curata da Jeff Lee (uno dei creatori di Q*bert). Ne vennero prodotte circa 2500 unità.
IL VIDEOGIOCO CASALINGO
Mamma Atari, onnipresente e incontrastata all’inizio del decennio, si accattò i diritti per l’adattamento sulle console da casa e sulle prime provò a sviluppare un gioco simile alla versione arcade. L’obiettivo era farlo uscire per essere giocato sul suo prodotto di punta in quel momento, la console 5200, ma a causa delle scarse vendite di quel modello si decise di abbandonarne lo sviluppo per ripiegare su una versione, completamente originale, che girasse sulla rodata e diffusissima console 2600.
La versione per Atari 2600 venne generalmente ben accolta ed è tutt’oggi considerata una delle conversioni cinematografiche migliori, con suoni e grafica tra le più encomiabili per le ridottissime capacita di quella macchina.
IL FLIPPER CHE NON C’ERA
Anche una versione flipper di Krull venne sviluppata da Gottlieb, ma per motivi di costo la macchina e di scarso successo del film, non venne mai messa in produzione. Tuttavia, dieci unità complete vennero prodotte come campioni professionali a scopo promozionale, rendendo quelle poche macchine estremamente rare e preziose per i collezionisti.
IL FUMETTO MARVEL
Infine, tanto per non farsi mancare niente, un adattamento a fumetti di Krull diviso in 2 numeri venne rilasciato da MARVEL nel Novembre/Dicembre del 1983.